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Sito del sindacato USPPI Regione Puglia Bari Segretario Nazionale Nicola Brescia per associati al sindacato lavoratori pubblico privato impiego

Oltre 14.000 operatori sanitari contagiati e 142 medici deceduti dall’inizio della pandemia. L’attacco del segretario nazionale, Nicola Brescia: «Personale sanitario “al fronte” senza protezioni».

«A un mese e mezzo dall’inizio della pandemia di Corona virus il bilancio che riguarda il personale sanitario è molto grave: oltre 14.000 operatori contagiati e 142 medici morti. Ed è duro il giudizio da parte di Nicola Brescia, segretario nazionale dell’Usppi – Unione Sindacati Pubblico Privato Impiego – sull’operato di Istituto Superiore di Sanità, Comitato Tecnico scientifico e Aziende sanitarie. «Chi ci guida a livello tecnico ha responsabilità molto gravi – dice – perché ha permesso che si mandassero medici a operare senza le protezioni necessarie. Non hanno pensato a implementare i piani pandemici e a creare stock di Dispositivi di protezione individuale a tutela degli operatori sanitari».

Nella sua lucida analisi Nicola Brescia individua un ulteriore elemento. “Sul tema dei Dispositivi di protezione individuale – continua – l’Istituto Superiore di Sanità si è appiattito sulle posizioni dell’Oms. Quest’ultima ha cambiato, in pieno sviluppo pandemico, l’indirizzo sull’utilizzo della maschere filtranti, sostituite con quelle chirurgiche, che studi successivi hanno dimostrato essere inadatte a proteggere gli operatori”.

Con il decreto Cura Italia sono state, dunque, riproposte le mascherine chirurgiche per gli operatori sanitari che, per di più, sono gli unici esonerati dall’isolamento fiduciario, sebbene siano in contatto con pazienti positivi a Covid-19. «Ma capisco il motivo di questa scelta politica – commenta Nicola Brescia – visto che veniamo da anni di sottofinanziamento del Sistema Sanitario Nazionale: posti letto tagliati, posti di terapia intensiva inadeguati e grave carenza di personale sanitario».

Sul fronte sindacale, dopo un mese di sostanziale tregua, è partita una nuova vertenza. Diverse le richieste: “scudo” sulla responsabilità professionale, premialità, assunzioni e Dispositivi di protezione individuale. «Lo “scudo” giuridico – continua –  permetterebbe come unico elemento di procedibilità il dolo, e non più anche la colpa grave. Si dovrebbe poi pensare all’istituzione di un Fondo ad hoc, che possa garantire in maniera standardizzata e rapida gli indennizzi per gli operatori danneggiati o deceduti. Occorre, inoltre, cambiare il concetto di colpa medica, che dovrebbe virare verso modelli nord europei, passando da una logica della colpa a una logica dell’errore. Anche questo processo andrebbe accompagnato da sistemi di indennizzo, sullo stile di quanto avviene per le trasfusioni errate».

 Dopo l’analisi della situazione attuale, uno sguardo anche al dopo, al futuro della sanità: «Abbiamo riorganizzato la sanità esclusivamente in una logica di reazione al Covid-19, mettendo da parte tutte le patologie ordinarie: ora andranno riaffrontate con una riorganizzazione complessiva del sistema. Dovranno essere previsti sul territorio dei presidi dedicati solo al virus. Si dovrà riprendere l’attività ordinaria. Il dato positivo è che avremo più posti letto in terapia intensiva. Si dovranno poi indirizzare i nuovi contratti di formazione: avremo bisogno di anestesisti, infettivologi, pneumologi, chirurghi, ortopedici e tutti coloro che dovranno intervenire per il ritorno alla normalità del Sistema Sanitario Nazionale. Sarà dunque necessario un controllo più stretto da parte del Ssn sulle prospettive della formazione post laurea, che non potrà essere lasciata alla gestione autoreferenziale del Miur».»


FONTE: https://www.ansa.it/pressrelease/canale_salute_benessere/

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